Dal progetto LIFE TTGG nuove soluzioni di efficienza ambientale per la filiera del Grana Padano DOP
Impegnati 68 allevamenti, 20 stabilimenti lattiero-caseari, 20 stagionatori e 20 confezionatori soci del Consorzio di Tutela del Grana Padano DOP
Le filiere agroalimentari italiane DOP IGP compiono un altro passo concreto verso la produzione sostenibile, grazie ai risultati del progetto europeo LIFE TTGG (The Tough Get Going) presentati oggi durante il webinar, organizzato dalla Fondazione Qualivita, dal titolo “LIFE TTGG – soluzioni di efficienza applicate alla filiera del Grana Padano”.
Un progetto fortemente voluto dal Consorzio di tutela del Grana Padano, nato dalla sinergia tra il Consorzio e 6 partner dotati di competenze specifiche – Politecnico di Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, Fondazione Qualivita, oriGIn, Enersem e CNIEL – con l’obiettivo di migliorare l’efficienza dei processi produttivi delle filiere lattiero-casearie del Grana Padano DOP e del Comté DOP, trasferire i risultati ad altre produzioni europee, ridurre l’impatto ambientale e raggiungere così una produzione e un consumo più sostenibili.
Obiettivi a cui il progetto lavora dal 2017, in linea con la strategia Farm to Fork, cuore del Green Deal europeo, grazie alla disponibilità di 68 allevamenti, 20 stabilimenti lattiero-caseari, 20 stagionatori e 20 confezionatori della filiera DOP del Grana Padano. Quattro anni di analisi in cui il gruppo di lavoro è riuscito a definire i fattori che caratterizzano il profilo ambientale del formaggio Grana Padano DOP ed a proporre soluzioni di mitigazione.
I risultati, valutati applicando l’approccio a ciclo di vita attraverso la metodologia PEF, hanno evidenziato che la fase di produzione del latte crudo contribuisce per il 90-92% al profilo ambientale del Grana Padano DOP, le fasi di caseificazione e confezionamento per il 6-7%, mentre le fasi di distribuzione e fine vita per il restante 2-3%.
Per la fase di produzione del latte crudo gli hotspots (Fig.1) riguardano l’acquisto di alimenti e mangimi (34%), la produzione propria di alimenti (25%), le emissioni legate alla gestione degli effluenti di allevamento (16%) e le emissioni legate alla fermentazione enterica (12%). Per la fase di trasformazione del latte, i risultati sottolineano come i fattori più impattanti siano stati il consumo di calore (34%) e di elettricità (26%).
All’analisi delle esigenze ha fatto seguito l’individuazione delle soluzioni, sia rivolte alle aziende agricole produttrici di latte, sia ai caseifici e agli stagionatori.
Per le aziende produttrici di latte il processo di ottimizzazione e le azioni di mitigazione dell’impatto ambientale passano da azioni specifiche in quattro ambiti: la produzione di energia elettrica e calore, la gestione e distribuzione di effluenti di allevamento e fertilizzanti di sintesi, la produzione propria degli alimenti e la composizione della mandria. Per ogni azione di mitigazione sono stati previsti diversi scenari che potrebbero portare ad una miglior riduzione degli impatti ambientali nella produzione del latte, interessando l’acquisto degli alimenti, le emissioni da gestione effluenti, le emissioni da gestione della stalla e le emissioni da fermentazione enterica.
Per le aziende di trasformazione del latte, la maggior parte dello sforzo è stato destinato alla stima del consumo di energia e alla definizione dei potenziali risparmi energetici e della conseguente riduzione degli impatti associati, quali ad esempio cambiamento climatico e acidificazione. Le principali azioni di intervento riguardano, infatti, il recupero di calore dal siero di latte, il recupero di calore dai condensatori dei chiller, il revamping o ammodernamento del sistema di produzione del freddo.
Nei prossimi mesi, grazie ai risultati dell’applicazione del metodo PEF su tutta la filiera del settore lattiero-caseario e degli audit energetici e di efficienza effettuati in caseifici e stalle, sarà realizzato un software di supporto alle decisioni ambientali che permetterà alle aziende produttrici di formaggi DOP di applicare la metodologia PEF per calcolare l’impronta ambientale dei loro prodotti confezionati e al contempo di migliorare il sistema produttivo dal punto di vista sia ambientale che economico.
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“Descrizione delle misure di mitigazione”
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Fonte: Fondazione Qualivita